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Siamo una associazione spontanea di appassionati di musica Rock e derivate. Consulta la sezione “Membri del Team” per ulteriori informazioni
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Diretta Radio Press Play On Tape
Free Entry 29/11/2023 Dj O.F.F.
Thunder 27/11/2023 Dj O.F.F.
Fragile 24/11/2023 Dj Justy
Free Entry 22/11/2023 Dj O.F.F.
Radio Activity Arcade 22/11/2023 Mic DJ
Thunder 20/11/2023 Dj O.F.F.
Fragile 17/11/2023 Dj Justy
The Bones, le ossa. Un nomignolo curioso che in un certo periodo storico ha rappresentato una strada alternativa per accedere alla musica Rock. Una storia che pochi conoscono e che noi, grazie al nostro cronista d’assalto Mr.Fulvio, vi andiamo a proporre, visto che fa parte della storia moderna e contemporanea.
“È la musica, la musica ribelle, che ti vibra nelle ossa…” cantava Eugenio Finardi. Una metafora ed un brano che ci ricordano quanto la musica sia anche un veicolo di libertà ed uno strumento di pacifica ribellione. Ma, fuor di metafora, la storia ci racconta che la “musica nelle ossa” è esistita veramente.
Nella testa di noi vecchi brontoloni si accavallano spesso pensieri sparsi di cose che ci infastidiscono e, dopo, scattano le più strampalate associazioni di idee. In questo caso la guerra non così lontana (che più che infastidire preoccupa) e la odierna facilità di accesso alla musica liquida (puoi avere tutto con la netta sensazione di non avere in realtà nulla) mi hanno fatto tornare in mente una vecchia storia. Ancora un piccolo appunto prima di venire al dunque: su questo argomento esistono articoli, siti dedicati, filmati in rete. Quindi perché parlarne se non c’è nulla da aggiungere? Semplicemente perché il web è un mare infinito ed inevitabilmente qualcuno si perde sempre qualcosa. E perché è troppo importante non dimenticare mai l’importanza della libertà di espressione di cui la musica è un inarrestabile paladina che valica ogni tipo di confine.
La musica nelle ossa, dicevamo: dobbiamo tornare indietro nel tempo, nell’Unione Sovietica di fine anni ’50 inizio anni ’60, ed iniziare a spiegare. In questo periodo, come tutti sappiamo, nasce il Rock ‘n Roll e nell’ U.R.S.S. viene ovviamente sottoposto a censura in quanto simbolo sonoro della libertà oltre cortina. Una legge di stato vieta questo genere musicale a partire dal 1958, ma la musica è veramente difficile da fermare.
La “corruzione del capitalismo occidentale” ovviamente attrae molti giovani sovietici definiti “Stilyagi” (cacciatori di stile), i quali cercano di copiare le tendenze occidentali nel look ma anche nella musica da ascoltare. Ironia della sorte, questa voglia di assaporare la libertà nasce con i libri ed i dischi portati in Patria da soldati sovietici di ritorno dai paesi esteri prima della chiusura dovuta all’inizio della Guerra Fredda.
Come sempre la necessità aguzza l’ingegno e, grazie all’ idea di Rusian Bogoslovkij e Boris Tajgin, la musica proibita iniziò a diffondersi clandestinamente. Ecco da dove nasce il tutto: una legge obbligava gli ospedali a smaltire rapidamente le pellicole radiografiche, perché altamente infiammabili. Loro scoprirono che erano perfette: dimensioni atte a ricavare dei dischi da circa 7”, ritagliati a mano e forati al centro con una sigaretta accesa. Avevano la flessibilità idonea al trasporto clandestino sotto i vestiti e il materiale era adatto ad essere inciso tramite vecchi fonografi abilmente modificati con strumenti di registrazione di origine militare. Inoltre la materia prima era praticamente gratuita.
Il gioco era fatto, nacquero i “rëbra” (costole): il nome è dovuto alla prevalenza di radiografie di questa parte del corpo ma esistono incisioni anche con “sfondi” di ossa diverse. Così le canzoni proibite iniziarono a circolare incise su costole, teschi e ossa.
Questa produzione e diffusione avvenne nelle cantine cittadine ad opera di giovani contrabbandieri chiamati “The Golden Dog Gang”. Era un’attività estremamente pericolosa, perché comportava il rischio di condanne fino a cinque anni di lavori forzati nei Gulag. C’era massima attenzione negli scambi, che prevalentemente avvenivano con veloci passamano sulle panchine dei parchi.
A riprova di quanto il regime ritenesse pericolosa questa diffusione di musica proibita c’è il fatto che vennero incaricati i giovani del Komsomol (Unione comunista della gioventù) per creare e spacciare falsi rëbra con incisi feroci messaggi al posto della musica. Questa era una vera e propria trappola che, di fatto, incastrava gli incauti acquirenti. Quindi i rischi erano anche per chi voleva semplicemente ascoltare.
La facilità con cui oggi accediamo ad inesauribili cataloghi online ci impedisce forse di riflettere opportunamente sulle gesta di questi difensori della cultura voluta dal popolo in opposizione a quella imposta dal regime.
Il contraltare di questa affascinante e geniale opera di diffusione era la presenza di due difetti sostanziali. Uno era la scarsissima qualità audio e due la deperibilità del supporto che permetteva 5-10 riproduzioni al massimo. L’avvento delle musicassette metterà la parola fine a questa romantica storia: sarà quindi la tecnologia e non la censura a trionfare.
Tralasciando la bizzarria di una incisione su una radiografia forse qualcuno ricorda i Flexi-disc, abbastanza in voga negli anni ’90: altrettanto sottili, flessibili ed economici, venivano spesso allegati alle riviste musicali. Con un briciolo di fantasia possiamo pensare che furono la versione occidentale dei rëbra, pur con scopi, modalità e contesti storici totalmente diversi.
Ai giorni nostri le rëbra vengono vendute legalmente e sono diventati oggetti da collezione a causa del loro valore storico. Le loro quotazioni oscillano generalmente tra i 50 ed i 200 €.
La storia riesce sempre a lasciarmi a bocca aperta. Prendiamo per assoluto che la realtà in cui viviamo sia “assoluta”, mentre nel mondo sono accadute, e accadono, cose che ci lasciano increduli. Ancora oggi ci sono paesi in cui la censura è all’ordine del giorno, stati in cui l’informazione è pilotata e filtrata dal governo.
Ma la musica ha una tale potenza intrinseca da riuscire a passare oltre, a demolire ogni tipo di barriera. Ci sono state persone che hanno rischiato i Gulag per passare sottobanco questi “bones records”, per divulgare ancor prima della musica il concetto di Libertà. A tal proposito questo interessante articolo mi ha fatto venire in mente un evento decisamente più recente che è ritenuto epocale: il Monster of Rock a Mosca.
Era il 28 settembre del 1991 e quell’evento fu, musicalmente parlando, la fine della censura di regime e delle sue violenze. Emblematico in questo senso il comportamento dell’Armata Rossa, messa li per reprimere i presenti. Non solo non fece repressione, ma ad un certo punto gli stessi militari si tolsero la divisa in segno di protesta e parteciparono al concerto.
Un grazie di cuore al nostro mitico Fulvio per questo articolo che scava nel profondo della storia, non solo musicale. Mic DJ vi saluta e vi da appuntamento qui in radio, tra articoli e tanta buona musica. Ora qualche consiglio per voi direttamente da Jolly Roger Radio.
Scritto da: Mic DJ
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