Heavy Metal

Heavy Load: The Vikings are back!

today23 Ottobre 2023 102 2 4 4

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Heavy Load, un nome che fa parte di quelle storie strane del panorama metallico mondiale. Quelle storie che un poco ci commuovono, di abbandoni forzati, di silenzi plumbei e di ritorni folgoranti. Lascio la penna al nostro reporter d’assalto Mr.Fulvio che ha una storia davvero bella da raccontarci. Ready? GO! Press Play on Tape!

HEAVY LOAD, THEY ARE BACK!

Quando una band torna dopo 40 anni di silenzio discografico è già di per se un evento straordinario. Se poi la band in questione è anche una band seminale dell’Epic Metal e per ¾ la formazione è quella originale, allora si apre il libro dei ricordi e delle emozioni. Gli Heavy Load sono tornati e sembra che il tempo non sia mai passato.

Pur se di importanza fondamentale per il panorama metal, gli Heavy Load erano e rimasero un fenomeno abbastanza di nicchia. E’ giusto quindi iniziare con un minimo di storia.

HEAVY LOAD, LA STORIA

La band si forma in Svezia negli anni ’70 grazie ai fratelli Wahlquist: Ragne (chitarra, tastiere, voce) e Styrbjörn (batteria), inizialmente affiancati da Michael Backlund e poi da Dan Molen al basso. Il debutto “Full Speed at High Level” del 1978 ha un piglio hard rock ma già si intravedono quelle che saranno le evoluzioni verso il sound epico e metal dei futuri lavori. E’ quindi dal successivo EP “Metal Conquest” del 1981 e, soprattutto, con i fondamentali LP “Death or Glory” (1982) e “Stronger than Evil” (1983) che la formazione si assesta su 4 elementi: ai due fratelli Wahlquist si affiancano il cugino Torbjörn Ragnesjö al basso ed Eddy Malm come secondo chitarrista.

Heavy Load

Questi tre lavori dal 1981 al 1983 scriveranno in modo personale e molto “vichingo” quelle che saranno tra le prime pagine del futuro mondo Epic Metal tanto in voga negli anni ’80 (qualcuno ha detto Manowar?). Quel suono di chitarra così particolare, roccioso, fiero e bellicoso, mi ha sempre richiamato alla mente il clangore delle spade vichinghe. “The guitar is my sword” cantavano in Death or Glory e mai descrizione fu più appropriata di questa.

Non veniva però trascurata la melodia, con ritornelli accattivanti, a volte addirittura scanzonati, che ti si stampavano dritti dritti nella testa.
Un mix irresistibile: composizioni tutto sommato semplici, un sound contemporaneamente epico, roccioso e melodico, con 3 su 4 dei componenti (escluso il bassista) ad alternarsi alle lead vocals.

LA FAMA CHE NON ARRIVAVA

Non raggiunsero mai un pieno e meritato successo, anche per la loro scelta (testardaggine o coerenza?) di non accettare limitazioni al loro set di scena troppo impegnativo per essere trasportato in lunghi viaggi/tour. In un periodo storico dove la carriera di un gruppo era prettamente impostata sull’attività live, questo fu un grande limite che relegò la loro popolarità quasi esclusivamente all’ambito nazionale o poco più, escludendo ovviamente le comunità di metallari più attenti sparse per il mondo.

Quindi sostanzialmente dal 1983 si spensero i riflettori fino ad arrivare al 2018 con nuove esibizioni live ed al 06 di ottobre di quest’anno, giorno in cui vede la luce “Riders of the Ancient Storm” a ben 40 anni di distanza da “Stronger than Evil”.

I THUNDERLOAD STUDIOS

Non si può parlare degli Heavy Load senza almeno citare i Thunderload Studios. Questo solo per dire che i fratelli Wahlquist incidevano ed incidono su propria etichetta discografica, essendo titolari fin dal 1974 di questi apprezzati studi di registrazione. Regno del suono analogico, gli studios sono sopravvissuti fino ai giorni nostri tra molte vicissitudini inclusa una alluvione che li ha semi-distrutti all’inizio degli anni 2000.

Anche il nuovo lavoro è stato volutamente qui registrato in analogico per avere un suono dinamico, trasparente e profondo, senza le compressioni tristemente note nell’era digitale. Come referenza è giusto citare che nei Thunderload Studios sono stati registrati i due capolavori “Epicus Doomicus Metallicus” e “Nightfall” dei conterranei Candlemass: due pietre miliari dell’ Epic Doom

RIDERS OF THE ANCIENT STORM: IL NUOVO ALBUM

Heavy Load

Siamo purtroppo invasi da nuovi lavori di band riformatesi dopo lunghi silenzi e, francamente, buona parte di questi sarebbero evitabili perché figli del puro business. Accingendomi all’ascolto del nuovo Heavy Load le mie perplessità vengono però immediatamente spazzate via, subito dopo l’ormai mitico “Press Play on Tape” (Grazie mille della citazione – Nota di Mic DJ).
Inizia “Ride the Night” e… YES!… sono ancora loro!

Le melodie, i riffs, la voce sono inconfondibili: 40 anni di silenzio si azzerano e c’è spazio solo per la nostalgia e l‘emozione. I fratelli Wahlquist e Torbjörn Ragnesjö sono sul pezzo come 4 decadi fa, ben supportati dal nuovo chitarrista aggiunto Niclas Sunnerberg.
Non mi sembra il caso di dilungarsi in un accurato “track by track” e proverò quindi a citare solamente i brani, sintetizzando i tratti salienti di un disco che suona vintage, suona Heavy Load ma che aggiunge anche qualche novità nel loro sound, senza né stravolgerlo né snaturarlo.

HEAVY LOAD A TUTTO VOLUME

Dell’opener “Ride the Night” abbiamo già accennato: è sicuramente il pezzo che più rappresenta il loro “trade mark”, con un ritornello difficile da dimenticare e facile da canticchiare. Altro pezzo Heavy Load fino al midollo è “Walhalla Warriors”, anche perché composto nel 1986 e quindi è il brano compositivamente più vecchio presente nell’album. Parlavamo di novità nel sound: in generale più spazio alle orchestrazioni ed alle tastiere che risultano comunque presenti ma mai invasive.

“We Rock the World” è il brano più commerciale del lotto ed anche quello che mi ha convinto meno: classico mid-tempo privo, a mio avviso, di spunti creativi. Sprazzi prog in “Angel Dark” dove un malato di Rush come me ci sente un tocco alla “Grace Under Pressure”. “Slave No More” tocca le corde dell’ Epic Doom, ed a chiunque non possono che venire in mente i Black Sabbath di “Headless Cross”. “Raven is Calling” è una delle composizioni più recenti: dominano le tastiere per un risultato forse inaspettato ma decisamente gradevole.

Belle, in chiusura, l’emozionale “Sail Away” e l’acustica “Butterfly Whispering”, bonus track della versione CD. Pur se registrato nei mitici Thunderload Studios il disco esce per l’etichetta greca No Remorse, e non è un caso. Lo stimolo per il ritorno sulle scene degli Heavy Load nasce dall’affetto dimostrato alla band dalla scena greca e dall’invito al Up the Hammers festival di Atene nel 2016 per la consegna di un premio. La stessa No Remorse ha pubblicato, nel 2019, le ristampe ufficiali dai master analogici originali di “Death or Glory” e di “Stronger than Evil” con tanto di bonus tracks.

Heavy Load

CONCLUSIONI DI MR.FULVIO

Disco perfetto? Disco da Top Ten annuale? Niente di tutto questo. Però è un lavoro solido ed onesto, in grado di toccare nel profondo le corde dell’emotività di chi ha vissuto gli anni d’esordio della band. Per gli altri è l’occasione di scoprire o ri-scoprire un gruppo che non merita di restare nell’ombra. Il consiglio è di andare a riprendere anche i vecchi lavori: non ve ne pentirete.

“The King is on his way, the King is come to stay… there’ll be no other way”
(The King – Stronger than Evil, 1983)

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Scritto da: Mic DJ

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Commenti post (2)

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  1. Roberto Paolo il 23 Ottobre 2023

    Sempre tabte chicche da far cadere dalla sedia..dettagli interessantissimi. Sono molto colpito dalla sceltdi usare l’analogico… Per ritrovare quel sapore nel sound. Bellissimo articolo. Grazje!

    • Mic DJ il 23 Ottobre 2023

      Grazie come sempre. Dettagli, sfumature che tu sai sempre cogliere.. L’analogico.. Per quei suoni che ti portano in un’altra era..


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