Chi Siamo
Siamo una associazione spontanea di appassionati di musica Rock e derivate. Consulta la sezione “Membri del Team” per ulteriori informazioni
Listeners:
Top listeners:
Diretta Radio Press Play On Tape
Free Entry 29/11/2023 Dj O.F.F.
Thunder 27/11/2023 Dj O.F.F.
Fragile 24/11/2023 Dj Justy
Free Entry 22/11/2023 Dj O.F.F.
Radio Activity Arcade 22/11/2023 Mic DJ
Thunder 20/11/2023 Dj O.F.F.
Fragile 17/11/2023 Dj Justy
Quando si parla di Geddy Lee, genio immortale, compositore, arrangiatore, frontman, bassista cantante, nonché discreto tastierista e chitarrista della storica band RUSH occorre assumere la più angolata delle posizioni dell’inchino giapponese.
Lee è nato il 29 luglio 1953 nel quartiere di Willowdale, Toronto, a North York, da Morris Weinrib e Mary “Manya” Rubinstein. I suoi genitori erano ebrei polacchi sopravvissuti all’Olocausto. In primis alla prigionia ad Auschwitz e successivamente a quella dei campi di concentramento di Dachau e Bergen-Belsen. Terminata la guerra il padre riuscì a ritrovare la moglie e la coppia emigrò in Canada.
Il padre di Geddy Lee morì giovane, il che costrinse la madre a lavorare per mantenere tre figli, lavorando duramente nel negozio aperto dal padre. Lee stesso ritiene che la drammatica storia dei genitori e la perdita prematura del padre siano stati gli eventi della sua vita che lo abbiano motivato immensamente a ottenere il massimo dalla sua vita e dalla sua musica.
In particolare Lee ricorda in una emblematica frase il suo voler ricambiare i sacrifici fatti dalla madre diventando un gran professionista:
“Tutta la merda che le ho fatto passare, oltre al fatto che aveva appena perso suo marito. Mi sentivo come se dovessi assicurarmi che ne valesse la pena. Volevo dimostrarle che ero un professionista , che stavo lavorando sodo e non ero solo un fottuto pazzo”.
Un simbolo di determinazione.
Geddy iniziò a suonare a scuola quando aveva 11 anni, e mise le mani sulla sua prima chitarra acustica a 14. A scuola, si era dedicato alla batteria, poi alla tromba e al clarinetto. Lo studio puerile del clarinetto sembra essere una costante in molti bassisti di successo. Tuttavia, imparare a suonare gli strumenti a scuola non era soddisfacente per un ragazzo dalle idee molto chiare sul proprio futuro. Geddy prese quindi anche lezioni private di pianoforte.
Le sue prime influenze includevano Jack Bruce dei Cream, John Entwistle degli Who, Jeff Beck e Procol Harum.
Il perché di queste preferenze e della scelta del basso come strumento Geddy la spiega così:
“Ero principalmente interessato al primo rock progressivo britannico. È così che ho imparato a suonare il basso, emulando Jack Bruce e persone del genere”.
Lo stile musicale di Bruce era fra i preferiti da Geddy, a cui piaceva che il suo suono fosse distintivo – non fosse noioso. Lee è stato anche influenzato sicuramente da Chris Squire, altro immenso pilastro della chiave di FA progressive e James Jamerson. L’adolescenza di Lee è caratterizzata da un impegno didattico notevole e da una crescita esponenziale della sua efficacia allo strumento in compagnia del caro amico e poi collega di palco Alex Lifeson.
Non passa pomeriggio che Alex e Geddy non si incontrino e non diano vita alle loro idee musicali. Il lunedì Alex propone un suo riff, il martedì tocca a Geddy portare la sua linea di basso mai ascoltata prima, il mercoledì ci lavorano insieme il giovedì si ricomincia.
Chiunque ascolti un brano dei RUSH non può non notare questo intimo legame fra i due costruito con assiduo impegno fin dalla tenera età.
Trascurando le peripezie che portarono alla formazione della band definitiva, possiamo considerare la nascita dei RUSH coincidente con la scrittura del primo album omonimo. Dal 1974 in poi, i RUSH e il genio immortale Geddy Lee iniziano una onorevole carriera contornata di successi.
Ma di questo argomento parleremo probabilmente in separata sede.
La lunga carriera della band termina solo con la scomparsa della terza colonna portante della band nonché batterista di prim’ordine: il rimpianto Neil Peart, nel vicino 2020.
Come i Cream, i RUSH hanno seguito il modello del “power trio”, con Lee che quando non era alle tastiere suonava il basso e cantava. La voce di Lee produceva un caratteristico falsetto “controtenore” e un suono risonante decisamente unico. Non di certo una voce pura, carismatica, possente o comunque di altissimo livello come quella di altri blasonati cantanti protagonisti della scena rock, ma comunque una voce a compendio di un discorso musicale complesso e articolato, particolare e perfettamente adatta all’insieme.
Geddy non possedeva un gran bel timbro di voce ma comunque disponeva di un’estensione vocale di tre ottave, dal baritono al tenore, contralto e mezzosoprano, caratteristica estensione che è poi diminuita significativamente nel registro acuto con l’età.
Lo stile di Geddy al basso è ampiamente apprezzato per il suo uso degli acuti, per l’esecuzione molto incisiva, per il fraseggio accattivante, spesso in contrappunto alla chitarra di Lifeson, per la ritmica molto caratteristica e precisa sostenuta in modo onnipresente dal compagno ai tamburi, per il virtuosismo e il gusto musicale nelle variazioni e nei soli, virtuosismo assolutamente quanto inesorabilmente bassistico, quindi mai chitarristico come quello di alcuni colleghi, e per il timbro medioso e distorto dei primi anni e pulito e accattivante degli anni più recenti.
Geddy Lee è indubbiamente uno dei bassisti più geniali e interessanti della storia del Rock, sicuramente uno fra i migliori nel non perdere mai il contatto fra la tecnica esecutiva e il carattere, il controllo e il ruolo del suo strumento. Le linee di basso di Geddy Lee non sono mai banali, sono assolutamente originali e dense, spesso portanti l’intero significato certamente armonico ma anche compositivo dei brani.
Il suo stile ha inoltre sostenuto uno sviluppo ed una significativa costanza qualitativa. Parallelamente al tempo che scorreva, le linee di basso di Geddy Lee sono rimaste sempre di gustosa avanguardia. I fan dei RUSH ad ogni uscita di un nuovo album, sapevano di potersi aspettare una creatività ed espressività inarrivabili che avrebbero spostato un pò più in alto l’asticella del basso progressive.
Non solo Geddy Lee ha inventato uno stile unico di suonare il basso e cantare contemporaneamente, nonché di sostituire il basso alle tastiere o alla chitarra nel corso del medesimo brano, ma ha costruito nuove sonorità, per uno strumento che fino a quegli anni non era stato ancora considerato come voce tenore con accenti solisti nel contesto Rock.
Negli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80, Lee usava principalmente un basso Rickenbacker 4001 modificato, uno strumento con una grinta molto evidente specie sui toni medi. Durante “l’era del sintetizzatore” della band, ovvero durante la metà degli anni ’80, Geddy si indirizzò all’utilizzo di bassi Steinberger e successivamente Wal. Da “Counterparts” (1993) in poi, Lee ha iniziato a utilizzare quasi esclusivamente un Fender Jazz Bass, tornando al suo caratteristico suono degli esordi. Lo strumento è infatti lo stesso che aveva già suonato in passato anche per registrare Moving Pictures in canzoni quali “Tom Sawyer”.
Esiste una lunga lista di brani in cui è possibile apprezzare l’intensità e l’originalità delle linee di basso virtuose di Geddy Lee. Volendo fare una piccola selezione molto mirata ai momenti più significativi di un artista del basso attraverso la lunga carriera della band e degli stili che ha assunto e interpretato consiglio:
Il lancio e l’accompagnamento dell’assolo di chitarra di “Free Will” estratto dall’album live “Exit Stage Left”.
La linea di basso completa di “Digital Man” brano tratto dall’album “Signals”.
Lo special di “Red Barchetta” tratto dall’album “Moving Pictures”.
L’assolo di “Show Don’t Tell” tratto dall’album “Presto”.
L’intro di “Force Ten” tratto dall’album “Hold Your Fire”.
La linea di basso di “Territories” tratto dall’album “Power Windows”.
Lo special di “Roll the Bones” tratto dall’omonimo album.
Ci sono bassisti e bassisti.
Bassisti blasonati che in realtà sono dei buoni o anche ottimi strumentisti che hanno utilizzato lo stesso suono, la stessa tecnica e lo stesso stile per una intera carriera: vedi Steve Harris, Gene Simmons, Geezer Butler etc etc..
Poi ci sono i Bassisti, quelli con la B maiuscola che abitano al piano di sopra e hanno inventato e fatto progredire lo strumento nella storia della musica rock, allora penso a Chris Squire, a Tony Levin, a Larry Graham, a Jaco Pastorius… e… certamente a Geddy Lee.
Saluto caramente tutti i lettori e vi rimando all’ascolto di un nostro memorabile podcast:
Thunder Replica del 02/01/2023
Arrivederci.
Scritto da: Napo Rinpoche
music history musica progressive
Siamo una associazione spontanea di appassionati di musica Rock e derivate. Consulta la sezione “Membri del Team” per ulteriori informazioni
©2023 RADIOGALASSIA ALCIONEO
Per fornire le migliori esperienze, noi e i nostri partner utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie permetterà a noi e ai nostri partner di elaborare dati personali come il comportamento durante la navigazione o gli ID univoci su questo sito e di mostrare annunci (non) personalizzati. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Clicca qui sotto per acconsentire a quanto sopra o per fare scelte dettagliate. Le tue scelte saranno applicate solamente a questo sito. È possibile modificare le impostazioni in qualsiasi momento, compreso il ritiro del consenso, utilizzando i pulsanti della Cookie Policy o cliccando sul pulsante di gestione del consenso nella parte inferiore dello schermo.
roberto Geo il 30 Gennaio 2023
Articolo appassionante dall inizio alla fine. Apprezzatissimi i consigli di ascolto x comprendere meglio le varie fasi e peculiarità dell artista. Lettura davvero entusiasmante e scritta come un romanzo. Grazie
Davide Pasquali il 3 Maggio 2023
Assolutamente interessante il tuo articolo su questo genio della musica.
Grazie