I romani Wild N’ Wasted sono tornati con un nuovo EP. Il gruppo, nato a Roma nel 2017, incarna lo spirito dell’heavy metal anni ’80. Ma c’è di più, molto di più. Essi lo reinterpretano con un’intensità e un tiro incredibili. Andiamo a sentire di che si tratta: Press Play on Tape!
WILD N’ WASTED, CHI SONO
Fondati da Yari Pierucci, bassista, e da un ex di turno, Marco Mancinelli. L’idea è semplice quanto pura: trasportare il metal ottantiano nei nostri tempi. Lo stile è perciò quello, ma tramutato da suoni adeguati e contaminato da ciò che venne dagli ottanta in poi. Ecco perciò arrivare grandi palate di Groove Metal e di pesantezza. Su questi binare vede la luce il primo EP “Wasted Night” nel 2022.
Fatale fù l’ultimo cambio di Line Up, che spinge la band verso suoni ancora più tosti. Oggi Yari è affiancato da Luca Mechelli alle pelli, Renato Orsili alla solista, Davide Giuliano alla ritmica e il potente Francesco Zoppi al microfono. Siete pronti per una pioggia di metal davvero potente?
WILD N’ WASTED – CHECKMATE

Scrive la band: una volta, stavamo riflettendo sul genere della nostra band. Yari disse: “Suoniamo duro e pesante”. Qualcun altro intervenne: “Assolutamente no, suoniamo metal!”. Dopo un po’ di tira e molla, decidemmo di definire il nostro genere Wild Metal. C’è una spiegazione assolutamente razionale dietro a tutto questo. Wild Metal significa “suonare la musica che creiamo”. Non esistono restrizioni o regole obsolete. Nessun discorso tipo “devi suonare questo genere” o “questa canzone non è abbastanza pesante”.
In poche parole, identificato il genere di appartnenenza c’è la totale liberta di inquinare, nel senso ovviamente positivo del termine. Sono concetti che negli anni novanta erano di dominio pubblico, ma che nei tempi moderni sono andati perduti. Ora siamo di fronte ad una eccessiva settorizzazione della musica. Questo porta ad un impoverimento delle idee. Spesso mi ritrovo in mano dischi tecnicamente eccelsi, praticamente perfetti, ma noiosissimi. Questo “Checkmate” è un pugno in faccia a tutto. Ed è bellissimo.
VIDEO
SI PARTE!
Press Play on Tape, e subito ci raggiunge sui denti un riffone di chitarra pastoso e grosso. la opener “Checkmate” parte dannatamente bene, la batteria incalza con una bella dinamica. Mi piace il suono delle chitarre, è bello separato come si faceva una volta. Il primo lordone in testa le lo tira Francesco quando parte a cantare. Siamo di fronte ad un fiume di cattiveria vocale che lascia di pietra. Che il ragazzo abbia mangiato pane e Phil Anselmo? Si arriva al solo, che è bello tagliente, preciso e melodico. Questa canzone è l’esempio lampante di come racchiudere tutto quello che serve in 4 minuti e 12 secondi.
“You Die” picchia di traverso, con un riffone che arriva da qualche putrido locale anni ottanta, quelle cose “alla Lemmy”, per capirci. La voce è più classic style, si rafforza solo nello “You Die”. Il tutto procede in maniera bella granitica fino ad un cambio di tempo che porta al solo. Quest’ultimo è in linea con la canzone, che si chiude con una bella risata.
WILD N’ WASTED, NESSUN PRIGIONIERO
C’è poco da ridere qui, perchè “Frozty Sour” ci accoglie con un riff mastodontico, che si raddoppia in grande stile con le due chitarre. Batterria che 2,3,4 ti asfalta pur tenento un mid tempo appena accellerato. Una cosa traspare limpida come una vodka bianca liscia: i ragazzi si divertono. Ascoltanto i pezzi si ha questa netta sensazione, e non può essere altrimenti quando suoni senza porti particolari limiti.
Mentre penso l’assolone mi porta di nuovo qui. Melodico, pulito, senza tecnicismi inutili fini a ste stessi. E poi lasciatemelo dire: che figata sentire di nuovo qualcuno buttare un riverbero sugli assoli! Mente rido compiaciuto ecco arrivare il suono putrido della strada. “Fight” si apre come una rissa, con un riffone marcissimo, mentre il carro armato si muove. Ecco il Mid tempo che a questo punto è quello che si voleva davvero sentire. Adoro questa canzone, è la conferma che un mid fatto come dio comanda ti demolisce più di qualsiasi altra cosa.
LA DEGNA CHIUSURA
Chiude questo dinamitardo EP “Red Camperos”, canzone che ha un valore particolare. Dovete sapere che nel lontano 2017 il primo nome della band è stato proprio questo. Un due tre di charleston e via, si va con riffone di piombo e assolo introduttivo. Batteria stonereggiante, il basso è marcio e distorto. Ennesimo cartone in faccia, con il cambio di tempo letale in puro stile groove.
Il riff portante è micidiale e i cambi di tempo si susseguono letali. Tempetto in levare, ritornello cadenzatissimo, carogna che sale. Ma da metà cambia di nuovo tutto. Nulla è banale e sopratutto questa libertà espressiva giova alla musica.
RIFLESSIONI DI MIC DJ
Strana cosa, la musica. Una manciata di pezzi, suonati con passione, e la giornata cambia in meglio. In un mondo alla costante ricerca della prestazione assoluta è davvero sano averne una relativa. Abbiamo tra le mani un EP assoluto nel suo essere relativo, ovvero non correlato a nulla. Non ci sono iper tecnicismi quasi sempre inutili, ne la ricerca di stupire a tutti i costi. In un mondo musicale preconfezionato, dove si deve dare una cazzo di etichetta a tutto, è bello non poterne dare. Sentitevi liberi di ascoltare queste canzoni per quello che sono, ovvero delle belle composizioni metal, anzi di Wild Metal. E se il risultato è questo, allora lunga vita al Wild Metal!
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