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Tygers Of Pan Tang – Bloodlines

today15 Maggio 2023 126

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I Tygers Of Pan Tang sono una della band di culto della NWOBHM, artefici di un debut album al fulmicotone, seguito da un filotto di dischi che permisero al gruppo di staccare un contratto con la Music for Nations. In questo 2023, si presentano in gran forma con un nuovo album intitolato “Bloodlines”. Press Play on Tape, e sentiamo come suona.

TYGERS OF PAN TANG, BREVE STORIA

I Tygers Of Pan Tang si formano nel 1978, e dopo poco più di due anni, sfornano un debut album clamoroso intitolato “Wild Cat”. Dall’uscita di questa bomba datata 1980, i Tygers sono stati un caposaldo della scena NWOBHM. Questo nome non era sulla bocca di tutti, non così conosciuti come Iron Maiden, Def Leppard o Saxon, ma sfornarono comunque una serie di lavori di qualità almeno fino al 1985.

Tygers Of Pan Tang

Dopo il buon “The Wreck Age”, la band iniziò a vacillare, fino al 1987 anno in cui vide la luce “Burning in the Shade”. Quest’album fu stroncato da pubblico e critica, e decretò il loro scioglimento. Gli anni passarono e la gente quasi si dimenticò di questa band.

Ma, per dirlo alla Tolkien, “nella profondità della caverna di Gollum attese”, e nel 2001 il chitarrista originale Robb Weir fece il colpo, riformando la band con una nuova line up. Da allora, i rinvigoriti Tygers Of Pan Tang hanno pubblicato altri sei album, durando già più del doppio della loro incarnazione originale. In questo 2023 è stato dato alle stampe il settimo album dalla loro rifondazione: “Bloodlines”

TYGERS OF PAN TANG – BLOODLINES

Il platter parte misterioso, con un intro orientaleggiante che introduce “Edge Of The World”. E’ una opener d’effetto, dal riffing serrato ma forse troppo carica di effetti messi tutti insieme, voce in primis. Il ritornello è l’anello debole del brano, tendente al banale e senza mordente. Per fortuna la seguente “In My Blood” è più quadrata, un classico mid tempo ben costruito e con un ritornello easy ma funzionale al groove.

“Fire On The Horizon” è probabilmente il pezzo che più si sposa con il concetto di NWOBHM. E’ sicuramente l’unico esempio di questo genere in tutto il lavoro. La chitarra viaggia a mille, il drumming è serrato e il ritornello schiaccia ancora di più sull’acceleratore. “Light Of Hope” è decisamente meno a rotta di collo ma suona bene, portando alla mente gli Europe di “Secret Society”. Anche in questa canzone si presenta il problema del ritornello, che suona male nel contesto del pezzo, arrivando quasi ad irritare.

Tygers Of Pan Tang

SENSAZIONI CONTRASTANTI

Sono un po spiazzato da questo lavoro, ma continuo col mio “Press Play on Tape”. E’ il turno di “Back For Good”, che per un istante mi ha fatto venire in mente il tormentone firmato Take That, pezzo che ha segnato il pop degli anni 90. Ovviamente è solo il titolo ad essere uguale, la canzone è una bella patella di Hard ‘n’ Heavy strutturato, stavolta, come dio comanda. Inizio sornione, riffing molto street rock, e finalmente un ritornello che fa venire voglia di urlare.

Arriva anche l’ora della ballad di turno. “Taste Of Love” è un pezzo che, strano a dirsi, soffre del cronico problema, almeno per il sottoscritto, di avere un’ottima struttura e un buon pathos ma un ritornello che suona completamente slegato dalla canzone. La seguente “Kiss The Sky” ha un buon riffing che a tratti riporta alla mente qualcosa dei vecchi Guns ‘n’ Roses.

Arriviamo così al trittico finale, che si apre con “Believe”, il pezzo più lungo e strutturato dell’intero cd. La canzone esce dai binari d’ascolto del disco in questione, risultandone quasi un corpo estraneo. Resta a suo modo un buon pezzo, che migliora con gli ascolti. E’ ora il turno della penultima “A New Heartbeat”, con un riffing tamarissimo che sostiene una bella canzone. Finalmente il ritornello grida giustizia, anche se è tanto, ma tanto, AoR. Il lavoro delle Tigri si chiude con “Making All The Rules”, che si apre in maniera decisamente riflessiva, per continuare con questo mood, a volte aperto da robusti riff. Si deve aspettare i 2:44 minuti per l’esplosione finale, che rende il pezzo una degna chiusura.

Tygers Of Pan Tang

RIFLESSIONI DI MIC DJ

Ho letto un po di tutto su questo album, ma sempre con toni abbastanza estremi, siano essi in positivo che in negativo. C’è chi ha urlato al miracolo, definendo il lavoro come il ruggito di un vecchio leone che viene ad insegnare alle nuove band come si suona l’Hard Rock, e c’è chi lo ha definito moscio e poco ispirato. Io in questo caso sono più per “in medio stat virtus”.

Su una cosa sono più che concorde con alcuni giornalisti stranieri, ovvero che a questo punto è giunto il momento di cancellare ” NWOBHM” a qualsiasi menzione sui Tygers Of Pan Tang. Questa band ha cavalcato quelle onde, quelle sonorità, ma in questa sua seconda incarnazione suona semplicemente un’altro genere musicale. Come lo suona? Nel caso di questo “Bloodlines” tecnicamente bene, ma a livello di songwriting, secondo me, è un mezzo passo falso, un salto indietro rispetto a dischi come “Ambush” per dirne uno a caso del nuovo corso.

Ho avuto modo di discuterne anche con il nostro mitico Mr.Fulvio, che non è di primo pelo e di musica ne mastica da oltre 40 anni. Le sue parole sono state :”La mia sintesi è che c’è un gran lavoro di chitarra ma poco sforzo di songwriting, nessun pezzo che faccia venire voglia di fare ri-press play on tape”.

Resta l’orgoglio nostrano di avere, ad oggi, due italiani nella band: la grande voce di Jacopo Meille e la sei corde Francesco Marras. I Tygers Of Pan Tang, oggi, sono una band che naviga tra sonorità Hard Rock e molte contaminazioni AoR, ma che di Metal al suo interno non ha praticamente più nulla. Questo “Bloodlines” non si può definire ne un capolavoro, ne un brutto album. E’ un lavoro che si fa ascoltare, e con la medesima facilità, si lascerà riporre nello scaffale.

Mic DJ vi saluta e vi da appuntamento qui in radio, tra articoli e tanta buona musica. Ora qualche consiglio per voi direttamente da Jolly Roger Radio.

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Scritto da: Mic DJ

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